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Zanetti: "Baggio si sente argentino, l'Italia del '90 meritava i mondiali. Felice per Lautaro" – TUTTO mercato WEB


Protagonista in occasione della presentazione del suo nuovo libro, “Un legale mondiale”, Javier Zanetti, ex capitano e oggi vicepresidente dell’Inter, ha raccontato il suo legame con l’Italia: “Ormai è il mio Paese, quando sono arrivato la conoscevo poco, perché guardavo le partite del Napoli di Maradona o perché mia madre mi parlava della Grande Inter. Quando sono arrivato diluviava e ho iniziato subito a capire alcune cose che poi questo Paese mi ha dimostrato”.

Quando sei arrivato pensavi di fermarti così a lungo?
”È successo tutto molto velocemente, quando mi è arrivata la notizia che l’Inter mi aveva acquistato non potevo crederci. Ero in Sud Africa con la nazionale, mi ha avvisato mia sorella e sono andato subito al telefono per parlare con Paula (la sua futura moglie, ndr), dicendole di accendere il telegiornale per capire se fosse vero. Non ci credevo, iniziavo a muovere i primi passi nel calcio ed arrivava subito l’opportunità che sognavo sin da bambino. Arrivavo in Italia, all’Inter, una società che aveva già una grandissima storia dietro: arrivai con Rambert, un mio connazionale che era più forte, perché era un attaccante ed era il capocannoniere dell’Independiente. Siamo arrivati entrambi, ognuno coi suoi sogni: mi ricordo la presentazione a Palazzo Martini, c’erano Bergomi, Facchetti, Angelillo, Suarez, Mazzola. Sentivo un senso di famiglia, fondamentale per un giovane straniero come me. Non dimenticherò mai quell’accoglienza, i primi allenamenti, le prime partite. Lì è nato il mio amore per l’Inter”.

Per un argentino venire in Italia, conoscendo i grandi legami tra i due Paesi, era andare in un Paese sicuramente amico e ospitale, o c’era un po’ di paura?
“Io l’ho vissuto con il mio bisnonno, che è partito da Pordenone. Quando sono arrivato ho pensato a quello che mi avevano trasmesso i miei genitori: mi aspettavo l’ospitalità che mi è stata data sin dall’inizio, ho sempre detto che l’Italia è un Paese molto accogliente. A volte ci lamentiamo, ma non ci rendiamo conto della grande sensibilità del popolo italiano”.

Tifi Argentina, ma anche Italia.
“Ricordo quando l’Italia non si è qualificata ai Mondiali, ho visto i miei tre figli, vestiti di azzurro, che piangevano. Ha avuto un grande significato per me come padre e per Paula come madre: loro sono nati qui, si sentono metà e metà. Un altro episodio felice per noi argentini è stata la vittoria dell’Argentina ai Mondiali in Qatar. Quelle lacrime si sono trasformate in lacrime di gioia, grazie all’unione della passione per queste due grandi nazionali”.

Un ricordo della finale di Madrid nel 2010.
“Anche lì ho pianto, ma già durante la partita, a tre minuti dal triplice fischio. Sentivo vicina la vittoria, Samuel mi disse di smetterla. Lì mi sono lasciato andare, era tanta la felicità di poter regalare ai nostri tifosi, che da 45 anni non vivevano quel trofeo lì, l’orgoglio di poter alzare quella coppa da capitano. È stata una notte indimenticabile: c’era la mia famiglia lì, come è sempre stato, è una cosa che rimarrà per sempre dentro di noi”.

Con gli argentini di altre squadre che rapporto avevi?
”Speciale con il Cholo Simeone, ma anche con Batistuta: anche se ci ha fatto tanti gol con la maglia della Fiorentina il rapporto è sempre stato speciale, per quello che Bati rappresenta per noi argentini”.

Hai un buon rapporto con Baggio, quando vi incontrate parlate più di Argentina o di Italia?
”Lui mi parla di Argentina, io di Italia. Di recente ha anche parlato benissimo di Lautaro: penso che si senta anche lui argentino”.

Un altro argentino potrà ripercorrere le orme di Zanetti, magari all’Inter?
”All’Inter ne abbiamo già uno, è Lautaro che è il capitano. Io sono felicissimo, non perché sia argentino, ma perché quando abbiamo colto questa opportunità con Piero Ausilio, che ha raccontato come è nata la trattativa, vedevamo in lui quello che sta dimostrando. E non ci siamo sbagliati, perché Lauti è da cinque anni con noi e tutti gli anni è migliorato tanto. Oggi lo vedi leader, lo vedi con questo senso di appartenenza, con questo amore per l’Inter: non nascondo che a me fa enorme piacere, delle volte mi rivedo in lui quando è arrivato in Italia. MI auguro che possa fare una grandissima carriera, perché se lo merita”.

Ci sarà un argentino che riuscirà a ripercorrere le tue orme all’Inter?
“All’Inter ne abbiamo già uno, è Lautaro che è il capitano. Io sono felicissimo, non perché sia argentino, ma perché quando abbiamo colto questa opportunità con Piero Ausilio, che ha raccontato come è nata la trattativa, vedevamo in lui quello che sta dimostrando. Non ci siamo sbagliati, perché Lauti è da cinque anni con noi e tutti gli anni è migliorato tanto. Oggi lo vedi leader, lo vedi con questo senso di appartenenza, con questo amore per l’Inter: non nascondo che a me fa enorme piacere, delle volte mi rivedo in lui quando è arrivato in Italia. MI auguro che possa fare una grandissima carriera, perché se lo merita”.

L’italiano che guardavi come un punto di riferimento?
“Baggio, mi è sempre piaciuto e poi il destino ha fatto sì che diventassimo amici. Mi piaceva vedere cosa faceva in campo”.

Un grande campione a cui avresti voluto regalare il passaporto da argentino?
”Lothar Matthaus, un altro che ha difeso la maglia dell’Inter e che guardavo sempre. Era un trascinatore, un leader, e sinceramente adesso, quando ci vediamo, abbiamo grande stima reciproca”.

Qual è stata l’Italia che poteva fare di più?
”Quella del ’90, ha subito solo un gol da Caniggia. A volte ci vuole fortuna, penso che quell’Italia meritasse di vincere il mondiale. Tra l’altro penso che quell’edizione abbia l’inno migliore di sempre dei mondiali”.





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Marc Valldeperez

Soy el administrador de marcahora.xyz y también un redactor deportivo. Apasionado por el deporte y su historia. Fanático de todas las disciplinas, especialmente el fútbol, el boxeo y las MMA. Encargado de escribir previas de muchos deportes, como boxeo, fútbol, NBA, deportes de motor y otros.

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