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Marco Giallini: «In Italia, negli anni ‘70, c’era la guerra» – Vanity Fair Italia


Si torna al passato: Non ci resta che il crimine – la serie (in arrivo su Sky e in streaming su NOW il 1° dicembre) continua in sei puntate le avventure già vissute dai protagonisti nella trilogia cinematografica. E il tono resta spassoso e leggero, anche se i personaggi si trovano immersi nei moti studenteschi degli anni Settanta. Lo anticipa il cast durante la conferenza romana, che sembrava più una rimpatriata tra vecchi amici che un incontro di lavoro. Pare che il clima sul set sia stato più o meno quello, sotto la supervisione di Massimiliano Bruno nei panni di co-sceneggiatore, co-regita e anche interprete, nei panni di Gianfranco, lo scienziato che mette in moto i rocamboleschi viaggi nel tempo.

Giampaolo Morelli torna nel ruolo di Claudio, un insegnante precario, e Marco Giallini è Moreno (a cui interessa solo il benessere economico) mentre Gian Marco Tognazzi (il commercialista Giuseppe) è colui che mette gli ingranaggi in moto per una nuova avventura nel passato.

EPISODIO 4Chiara Calabro’

Tra le new entry anche Maurizio Lastrico (Call my agent – Italia). «Quando l’ho visto la prima volta», scherza Giallini, «e si è tagliato la barba sembrava 12enne, se me la taglio io sembro uno di 84. Gli altri sono loschi figuri ma bravi. Mi manca un po’ Tognazzi con le sue magliette». Il botta e riposta è esilarante. Gli fa eco Tognazzi: «Che bello ritrovare questo branco di matti». E, rispetto al suo alter ego che rimette tutto in discussione, aggiunge: «A me piace cambiare, invece la serie ti permette di andare in luoghi che non hai scoperto nei film precedenti. Questo è in effetti il periodo storico che amo di più, dove tornerei se si potesse».

Lo ha scelto Max Bruno e per una ragione precisa: «Il 1970 è l’anno in cui sono nato e si giocavano i campionati mondiali di calcio: vorrei tornare a quel giorno, vedere com’erano papà e mamma, farmi una passeggiata nel quartiere, per una questione di curiosità ma anche di nostalgia. Papà dice che ha portato alla madre le rose color the, che io cerco da allora e non ho mai trovato, sarà mica un bugiardo?».

Quando nella serie si altera un evento del passato, si finisce in un presente di dittatura fascista. Una frecciatina al presente? Per Tognazzi no: «Questa serie non vuole fare un discorso politico, un argomento che a me nella vita non interessa proprio. Il nostro è solo intrattenimento e abbiamo girato in tempi non sospetti». A raddrizzare il tiro ci pensa Bruno: «Sì, oggi in altre nazioni ci sono regimi che non ci piacciono, scherziamoci sopra, ma stiamo attenti».

Di quel periodo storico Giallini ricorda un momento particolarmente drammatico: «Mio padre è andato con me a prendere la stoffa per farmi il vestito della Cresima. Credo fosse un negozio gestito da proprietari di origine ebraica. Ricordo che era una stoffa verde oliva, ma mentre la teneva in mano a un certo punto si sentono colpi a corso Vittorio e tutti chiudono le saracinesche. C’era gente che sparava verso il furgone della polizia, siamo rimasti chiusi lì dentro un’ora ed è un’immagine difficile da mandar via, somigliava più a un film, ma era la realtà. In Italia c’era la guerra».



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Marc Valldeperez

Soy el administrador de marcahora.xyz y también un redactor deportivo. Apasionado por el deporte y su historia. Fanático de todas las disciplinas, especialmente el fútbol, el boxeo y las MMA. Encargado de escribir previas de muchos deportes, como boxeo, fútbol, NBA, deportes de motor y otros.

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