De Ketelaere, talento dai due volti: rimpianto Milan o addio inevitabile? Contratto, riscatto, plusvalenza, i dettagli – Eurosport IT
Il miglioramento è sotto gli occhi di tutti: a Bergamo, Charles De Ketelaere è un altro giocatore rispetto a quello poco ammirato al Milan. Lo dicono i numeri, risulta evidente dal modo in cui il belga sta in campo ma anche dalla distensione che appare sul suo volto. Se in rossonero CDK era sempre teso, un fascio di nervi pronto a saltare per un nonnulla, a Bergamo il belga appare sereno, sorridente. In poche parole, De Ketelaere sembra un ragazzo, prima ancora che un giocatore, ritrovato. Certamente la cura Gasperini sta dando i suoi frutti, con un cambio di ruolo a lui più congeniale. Ma c’è anche altro nella rinascita di un giocatore che al Bruges, in Belgio come in Champions League, aveva mostrato numeri da talento autentico uniti ad una personalità che nel primo anno di Serie A è totalmente mancata. Con queste prestazioni, l’Atalanta pensa seriamente di riscattarlo a giugno. Serviranno un totale di 26 milioni. La domanda dunque sorge spontanea. Se ciò accadesse, il Milan rimpiaggerebbe o no Charles De Ketelaere?
NUMERI A CONFRONTO: CDK A BERGAMO È UN ALTRO GIOCATORE
L’IMPIEGO IN CAMPO DI DE KETELAERE: PIÙ MINUTI E IN UN RUOLO DIVERSO
A Bergamo, De Ketelaere sta trovando ciò che a Milano era mancato per tutta la stagione: la continuità. Oltre che in fatto di apporto in termini di gol e assist alla squadra, per il belga la continuità si sostanzia soprattutto in minuti spesi in campo. Nella stagione al Milan, l’impiego totale di CDK da parte di Stefano Pioli è stato di 1480 minuti. Quest’anno sotto Gasperini il tassametro è già arrivato a 1577, e siamo solo a febbraio. Chiaro che con più minuti in campo, crescano anche le possibilità di incidere dal punto di vista offensivo ma c’è anche un altro fatto, ben più pertinente, da tenere in considerazione: Gasp ha cambiato il ruolo del belga in campo. Nell’Atalanta, De Ketelaere gioca molto più vicino alla porta come seconda punta vicino a Scamacca, oppure sottoporta nel 3-4-2-1 o anche esterno e unica punta all’occorrenza. Da qui nascono, ad esempio, i maggiori tiri a partita (1.45 contro 0.59 in Serie A) e la crescita nella statistica degli xG (4.6 contro 2.2). Nell’esperienza al Milan invece, Pioli si era ostinato a vederlo solo come trequartista. Ruolo che sì, aveva ricoperto anche al Bruges, ma solo in alcune partite. Il metterlo in quel ruolo, esponeva il belga anche a compiti di copertura che ancora non possedeva (e tuttora non possiede) nel proprio bagaglio. Da qui lo scarso filtro in una metà campo rossonera che già, è giusto ricordarlo, era ofana di un giocatore come Frank Kessie che, nelle serate giuste, avrebbe potuto coprire le lacune di De Ketelaere. Da parte di Pioli non sono mancati gli esperimenti, con il fiammingo provato da esterno o anche da punta centrale, come nella partita di Coppa Italia contro il Torino nella quale, oggettivamente, la prestazione di tutta la squadra fu disastrosa. Insomma, di chance il belga ne ha avute, e certamente la contemporanea crescita di Brahim Diaz (7 gol e 7 assist) ha reso il giudizio e il confronto ancora più impietosi. Ma quello contro il Torino, sperduto nell’attacco rossonero come Alan Parrish dentro Jumanji, era già un De Ketelaere sfiduciato, che trotterellava in attacco e commetteva falli a causa dell’irruenza e la voglia di dimostrare. Con l’andare della stagione, il belga ha finito per essere dimenticato in panchina e, cosa ancora più grave, messo ai margini durante i big match. Nella seconda parte di stagione infatti, De Ketelaere ha visto da seduto tutte le partite di Champions League dal ritorno con il Tottenham in poi oltre al derby di ritorno, la partita con la Lazio e quella a Torino con la Juventus in campionato. Contro Napoli e Roma, infine, il belga giocò appena 11 minuti. Troppo pochi per un giocatore che doveva essere la stella del nuovo Milan e che ormai veniva dato per irrecuperabile dall’ambiente. Ecco dunque un altro aspetto da tenere in considerazione nel cambio di marcia del belga, ossia quello ambientale.
L’AMBIENTE BERGAMO E LA CURA GASP
Non è la prima volta che Bergamo e Gasperini sembrano avere effetti taumaturgici su un giocatore. Era già successo anni prima con Josip Ilicic. Quando mise piede a Zingonia, lo sloveno era reduce da una stagione da 6 gol e 5 assist a Firenze. Di lui, si parlava soprattuto come un giocatore indolente. Un paio di partite di rodaggio sotto il Gasp e anche Ilicic si trasformò: 15 gol e 10 assist il primo anno, 13 e 9 il secondo, 21 e 9 il terzo interrotto a metà dal coronavirus. Un giocatore che, prima di perdersi nel pozzo artesiano della depressione, in campo segnava e faceva segnare e che nelle partite giuste era semplicemente imprendibile. Lo stesso percorso sembra stia ricalcando De Ketelaere, con le giuste proporzioni ovviamente. Oltre agli aggiustamenti in campo di Gasperini, il belga a Bergamo ha trovato un ambiente più sereno, dove si può giocare con una pressione inferiore rispetto a Milano e dove un accesso in Champions League, un ottavo di finale in Europa League e un campionato di buon livello è visto con gioia. È evidente come De Ketelaere a Milano non fosse sereno. Arrivato come il colpo più sonante del mercato estivo dei campioni d’Italia, il biondo fiammingo è stato subito etichettato come il giocatore che avrebbe dovuto risolvere i problemi che, comunque, anche il Milan scudettato aveva. A San Siro si aspettavano un giocatore che segnasse e facesse segnare, come sta avvenendo a Bergamo, e invece si ritrovavano un pesce fuor d’acqua, impacciato, boccheggiante, timido, mai decisivo. Le domande a Pioli in conferenza stampa si sprecavano e i confronti con il primo Leao, poco incisivo come il belga, finivano per non bastare più per tenere a bada l’opinione che voleva CDK bollato come bidone. A farne le spese, riducendo la questione all’osso, è stato anche Paolo Maldini ritenuto responsabile di aver puntato male l’unica fiche di un mercato estitivo sottotono come fu quello del Milan Campione d’Italia. E invece, forse bastava solo aspettare, dare a De Ketelaere il beneficio di ambientarsi per una stagione in una dimensione fino a quel momento sconosciuta. Sono tanti gli stranieri che hanno “steccato” alla prima in Serie A, soprattutto quelli che venivano da campionati ritenuti (ma poi è vero?) di un livello più basso. De Ketelaere è stato provato e riprovato ma con l’andare della scorsa stagione il suo gioco ha finito per ingrigirsi sempre di più fino a diventare indefinibile, come le figure avvolte nella nebbia che un tempo contraddistingueva Milano, una città dove si ha sempre fretta e non si aspetta, ai semafori così come in ambito calcistico.
DE KETELAERE SARÀ UN RIMPIANTO PER IL MILAN?
E allora qua torna la fatidica domanda: De Ketelaere è o non è un rimpianto per il Milan? Impossibile dirlo senza una riprova concreta. Servirebbe un’altra stagione in rossonero dopo quella di crescita, personale innanzitutto, a Bergamo. Qualora l’Atalanta esercitasse la clausola che le dà il diritto di riscattare il giocatore a fine stagione questo scenario sfumerebbe. Si tratterebbe di un’operazione per un totale di 26 milioni d’euro, bonus compresi a cui dovrebbe aggiungersi una percentuale sulla futura rivendita. Non sono pochi soldi, ma il De Ketelaere ammirato finora a Bergamo li merita eccome. Se ci basassimo sui meri soldi, tra quello che incasserebbe e che risparmierebbe, il Milan finirebbe per ottenere una plusvalenza di circa 6 milioni di euro. Questo, in qualche modo, mitigherebbe la perdita di CDK con soldi in più a disposizione ma in nessun modo servirebbe ad acquietare quella vocina interiore che parla di rimpianto. Ragionamenti di questo genere, che riducono i giocatori a operazioni di borsa calcolate al centesimo, è materia da contabili con la matita dietro l’orecchio e gli occhiali calati sul naso, da Ragionier Filini che intercetta Fantozzi in corridoio e gli spiega la convenienza dell’evento della Megaditta al quale, senza il suo permesso, lo ha appena iscritto. Prima di una partita di Champions League a Celtic Park, all’insistezza della sala stampa che elogiava il calore del pubblico di casa, Gianluigi Buffon rispose piccato: “Non ho mai visto uno stadio segnare”. Parimenti, non si è mai visto un bonifico fare gol o assist. Asciugarsi le lacrime con i soldi incassati da un’eventuale cessione sarebbe materiale per un’ottima base meme. La realtà è che al Milan serve un giocatore come questo De Ketelaere e qualora lui stesso non tornasse alla base, i rossoneri sarebbero costretti a reperirlo sul mercato. A quel punto, quei 6 milioncini ottenuti dalla plusvalenza servirebbero giusto a bagnare il becco agli agenti. No, De Ketaleaere non è un rimpianto per il Milan per questioni di soldi. Piuttosto, non lo è perchè è impossibile confrontare i due diversi giocatori visti in campo da un anno ad un altro. Le fosse pullulano di Se e di Ma, così come di teorici del “te l’avevo detto”. La verità è che senza riprova è impossibile dare una risposta. La sensazione è che, davvero, come nei fumetti ci siano due personaggi. Il Charles De Ketelaere, ragazzino biondo belga con gli occhi spaesati alla Scala del calcio, e CDK, eroe mascherato che incanta Bergamo. Quale dei due potrebbe far ritorno al Milan? E soprattutto, con lo stesso allenatore, i rossoneri sarebbero veramente pronti a rischiare? Ai posteri l’ardua sentenza. Di post invece che si esprimono sull’argomento c’è pieno fin dal primo gol stagionale del belga.