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I miliardi senza nome dei fondi esteri invadono la serie A – L'Espresso


I capitali con sede oltre confine saranno maggioranza nel prossimo campionato. Ma i proprietari del denaro sono sempre meno identificabili e la trasparenza è un sogno. Che il governo cerca di realizzare con una nuova, inutile autorità di controllo

Ormai si giocano due campionati. C’è il torneo dei fondi e dei capitali esteri, che allargano stagione dopo stagione la loro presa sul calcio professionistico italiano. Il loro orizzonte è limitato nel tempo dalle esigenze degli investitori, che pompano soldi nel sistema in attesa della valorizzazione e della cessione della squadra per il successivo giro di giostra. Poi c’è il campionato dei manager che include professionalità disparate, dai direttori generali di successo come il neocampione d’Italia Beppe Marotta dell’Inter all’inevitabile sottobosco di spin doctors, faccendieri, politicanti in cerca di verniciatura mediatica ispirati dal modello di nani e ballerine della Prima repubblica, quando i cda delle squadre erano ingorgati di parlamentari.

 

In cima a questo gioioso caos, si erge un governo desideroso di vigilanza e, nonostante certe radici politiche, immemore della perifrasi mussoliniana o forse giolittiana per la quale governare il calcio italiano non è difficile. È inutile.

 

Con la fine del campionato di serie A 2023-2024 si è celebrata la scollatura finale tra i due livelli. L’esempio è proprio quello dell’Inter. Dopo mesi di negazionismo a mezzo stampa sulle condizioni finanziarie dell’azionista cinese Suning, paralizzato dalla crisi e tenuto in piedi da capitali di Stato, mentre il presidente Steven Zhang era confinato nel territorio della Repubblica popolare e il padre Zhang Jindong era sparito da prima della finale di Champions league dello scorso anno, i nerazzurri sono finiti in mano al creditore principale Oaktree. Terremoto? Denunce di doping contabile? Macché. Agile passaggio di consegne, salutino da Nanchino via Skype del giovane Steve e avanti con i volti della nuova gestione, Katherine Ralph e Alejandro Cano. Il diktat del fondo californiano, che gestisce 190 miliardi di dollari di patrimonio, è equilibrio nei conti e nuovo stadio. Il primo obiettivo è essenziale ad aumentare il valore d’impresa in vista della prossima cessione. Il secondo, dati i tempi e le incertezze dei progetti in campo, molto difficilmente sarà raggiunto durante la gestione Oaktree che, quanto meno, avrà il buon senso di lasciare Marotta ai comandi, sebbene con budget molto più limitati rispetto all’Inter in versione cinese, disposta a pagare tassi di interesse vertiginosi. La mossa della disperazione di Zhang per tenersi la squadra è stata il rifinanziamento con il fondo Pimco a tassi ancora più alti. L’operazione non è andata in porto, nonostante le ottime relazioni della comunicatrice italiana di Pimco, Marcella Verini, che segue anche il fondo Elliott della famiglia Singer e il Redbird Fund IV di Gerry Cardinale, primo azionista dell’Ac Milan grazie a un vendor loan (prestito del venditore) di Elliott. I rossoneri presieduti da Paolo Scaroni hanno badato ai conti e concluso la seconda stagione consecutiva da “zero tituli”. Sugli svariati passaggi di proprietà del club fino all’attuale assetto Elliott-Redbird pende l’indagine della Procura di Milano che tenta di identificare le tappe successive alla cessione da parte del gruppo Fininvest, avvenuta con Silvio Berlusconi ancora in vita. Dopo avere abbandonato il Milan in circostanze misteriose, il fondatore di Forza Italia aveva fatto in tempo a tornare nel calcio con l’acquisto del Monza in serie C. Oggi il club brianzolo è in prima serie sotto le insegne del Biscione. I cinque eredi Fininvest farebbero a meno di versare denaro in una società che ha chiuso il 2023 in rosso per 60 milioni ma il tentativo di cessione a Orienta capital partners di Augusto Balestra è fallito un paio di settimane fa. In attesa di offerte più convincenti e di una valorizzazione che è già stimata intorno ai 100 milioni di euro, per ora resta in sella l’ex Milan Adriano Galliani, senatore alle suppletive post mortem del Cavaliere. Sembra solo questione di tempo prima che si presenti qualche candidato più convincente.

 

Galliani, insieme a Giampaolo Pozzo dell’Udinese salva all’ultima giornata di campionato, è fra i pochi reduci di un periodo in cui i club e i loro dirigenti venivano identificati dai tifosi con altrettanta facilità con cui si riconoscevano i giocatori-simbolo. Oggi il calcio è business entertainment all’americana.

 

 

Il conto totale dei club di A controllati fuori dei confini è di dieci su diciannove squadre perché in arrivo dalla serie B per la stagione 2024-2025 ci sono altri due gruppi di matrice estera, Parma e Como. Potranno diventare undici, dunque in maggioranza assoluta, se il Venezia di Duncan Niederauer conquisterà il ventesimo e ultimo posto disponibile nello spareggio del 2 giugno contro l’italica Cremonese del cavalier Giovanni Arvedi, imprenditore siderurgico, mentre il Palermo del City group, conglomerata multinazionale del calcio in mano agli emiri di Abu Dhabi al Nahyan, ha fallito la qualificazione in serie A attraverso i playoff così come la Sampdoria controllata dalla londinese Gestio capital.

 

I soldi arrivati dall’estero significano risultati sportivi migliori. Se si guarda la classifica dell’ultima stagione di serie A sette delle prime otto squadre (Inter, Milan, Bologna, Juventus, Atalanta, Roma, Fiorentina) sono controllate da capitali stranieri. Solo la Exor dello juventino John Elkann ha sede in Europa, ad Amsterdam. Il resto è Usa-Canada. L’italianità inizia più in basso, ai limiti della zona Europa league, con il settimo posto della Lazio di un altro senatore forzista, Claudio Lotito, e prosegue con Urbano Cairo del Torino e Aurelio De Laurentiis, multiproprietario del Napoli e del Bari che si è appena salvato dalla retrocessione in terza serie ai playout. «Se non saranno modificate la legge sulla multiproprietà», ha dichiarato il produttore cinematografico con sdegno del sindaco Antonio Decaro, «il Bari sarà destinato a restare dov’è o a fallire».

 

Dall’undicesimo posto ricominciano i fondi con il Genoa, passato da Enrico Preziosi a 777 partners di Miami. Il club più antico d’Italia si è fatto valere in campo ma ha una situazione societaria molto difficile. Secondo la ricostruzione di Calcio e finanza, 777 sta affrontando sedici procedimenti civili, in massima parte davanti al tribunale di New York per vicende legate a garanzie inesistenti nei confronti di compagnie assicurative. Sul piano calcistico, il fondo multiproprietario di sei club internazionali è in forte difficoltà in Belgio con lo Standard Liegi e in Brasile con il Vasco da Gama, club prestigioso di Rio de Janeiro. L’insieme di queste controversie ha bloccato il colpo dell’anno: l’acquisto dell’Everton di Liverpool in Premier league inglese da Farhad Moshiri, miliardario di origine iraniana e residenza monegasca. Il campionato più ricco del mondo ha ancora criteri di accesso formali abbastanza selettivi o, quanto meno, più selettivi di quelli imposti dalla Lega di serie A.

 

Il chief executive officer genoano, lo spagnolo Andrés Blázquez, ha negato possibili ripercussioni italiane dei problemi di 777 all’estero benché molti addetti ai lavori diano il fondo Usa in uscita dal club rossoblù. Va detto che Blázquez si è ben inserito sotto la Lanterna in tempi brevi, grazie a un buon rapporto con il re della logistica portuale Aldo Spinelli, finito agli arresti nella recente operazione “Janua” della Procura di Genova. L’ex presidente del Grifone è rimasto tifoso e assiduo frequentatore dello stadio di Marassi insieme all’ex presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini, anch’egli arrestato il 7 maggio. Le peregrinazioni calcistiche di Spinelli e Signorini hanno lasciato traccia nelle novemila pagine di indagini della polizia giudiziaria, dove si citano le visite allo stadio di un altro genoano storico, l’ex ministro dei trasporti ed ex presidente ligure, il democrat Claudio Burlando.

 

 

L’arrivo in città del fondo del fondo 777 prometteva investimenti a largo raggio. In un primo tempo, c’era stato un interessamento da parte degli americani per la sede della Carige in piazza De Ferrari e per la società di gestione dell’aeroporto Cristoforo Colombo in gara con Msc-Aponte, Spinelli-Hapag, Costa crociere e Levorato. Ma con la squadra che ha 266 milioni di debiti, di cui 37 da restituire al fisco in dieci anni, e un rosso 2023 da 32 milioni di euro forse non è il caso di aggiungere altri carichi.

 

Dalla Florida di 777 all’Iowa ce l’ha fatta a tornare in serie A il Parma dello statunitense Kyle Krause, arrivato quattro anni fa in Emilia con i figli Tanner e Oliver più 100 milioni di euro a rimpiazzare una cordata di grandi nomi non solo locali come Barilla, Pizzarotti e Dallara. Krause, che ha origini italiane per parte di madre, ha chiarito di non essere interessato al mordi e fuggi. In tempi invidiabili rispetto alle situazioni di Milano e Roma, è riuscito a ottenere la riqualificazione dello stadio Tardini che dovrebbe iniziare i lavori di rinnovamento nel 2025.

 

La novità principale del campionato 2024-25 è il debutto in prima divisione con il Como 1907 della londinese Sent entertainment, una delle società dei fratelli indonesiani Michael e Robert Hartono. Secondo le stime della rivista Forbes, il primo ha 23 miliardi di dollari di patrimonio, il secondo ne ha 24,2 grazie ad attività che spaziano dal settore bancario alle sigarette. Esclusi i fondi, gli imprenditori asiatici sono di gran lunga i più ricchi della serie A ma hanno deciso di partire dal basso, con un chip di ingresso irrisorio.

 

Quando gli Hartono hanno comprato il Como nel 2019, il club lombardo partiva dalla serie D e il prezzo di acquisto è stato di 200 mila euro, pari a dieci giorni di stipendio del centravanti juventino Dušan Vlahović. Cinque anni fa non a tutti era chiaro quale fosse il fine di un investimento che pure ha coinvolto nomi notissimi nel calcio come Cesc Fàbregas e Thierry Henry. Di recente il manager del club Mirwan Suwarso ha chiarito che il modello di sviluppo è quello della Disney, incluso il rifacimento dello stadio con vista lago, il vecchio Sinigaglia inaugurato in era fascista.

 

Insomma, il fascino discreto del calcio italiano è tale che presto avrà più candidati all’acquisto che impianti omologabili per le partite di alto livello, come insegna la vicenda contrastata della finale di Champions 2027 a San Siro, lo stadio più bello d’Italia che non sarà più abbattuto ma dovrebbe essere ristrutturato, si spera in tempi brevi. Nel frattempo la Lega di serie A ha bisogno di un interprete e i capitali italiani sono confinati alla parte bassa della classifica con squadre provinciali di scarso seguito, come Empoli, Udinese o lo stesso Monza.

 

 

La periferia vincente è rappresentata dall’Atalanta, che ha vinto l’Europa league nella finale di Dublino del 22 maggio. I bergamaschi hanno attirato Stephen Pagliuca, manager del colosso degli investimenti Bain capital che ha rilevato il per 55 cento del club bergamasco da Percassi per 270 milioni di euro nel febbraio 2022. Oggi la società, che uno stadio suo oltre al tradizionale vivaio fucina di talenti, vale probabilmente il doppio. Per gli stessi 270 milioni di euro nel 2016 la famiglia Zhang ha comprato la quasi totalità delle azioni dell’Inter, un club che ha un bacino di tifosi almeno dieci volte maggiore e qualche decina di titoli in più.

 

Il valzer dei miliardi, con le società destinate ad aumentare di valore senza limiti a dispetto di bilanci spesso squilibrati, non deve fare dimenticare che il centro di gravità del sistema è il tifoso di base, quello che segue la serie A con la stessa passione dedicata alla squadretta del rione.

 

È ancora il caso Genova a ricordare che le radici del calcio rimangono popolari. Nel bene e nel male, come si legge nei documenti dell’indagine della Procura: «Nel quartiere genovese di Certosa la squadra di calcio si chiamava “Certosa-Riesi” perché il capobastone Maurici Giacomo doveva rendersi visibile come punto di riferimento autorevole e la Festa della Madonna della Catena, festa di Riesi, veniva riprodotta annualmente offrendo occasioni a riunioni di mafia». Sulle tribune di un grande stadio non succede. Ma dietro gli schermi dei capitali esterovestiti potrebbe esserci di molto peggio. Con buona pace del ministro Andrea Abodi, non sarà l’ennesima authority a evitarlo.



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Marc Valldeperez

Soy el administrador de marcahora.xyz y también un redactor deportivo. Apasionado por el deporte y su historia. Fanático de todas las disciplinas, especialmente el fútbol, el boxeo y las MMA. Encargado de escribir previas de muchos deportes, como boxeo, fútbol, NBA, deportes de motor y otros.

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