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Italia, non siamo un sistema e così non si cambia: i 5 punti per rinascere – Tuttosport


Alla fine non si è capito di chi è la colpa, perché sembra se la siano presa un po’ tutti. In compenso si è capito benissimo chi pagherà: nessuno. Il fallimento agli Europei non costerà niente a nessuno, come non era costata niente a nessuno la sconfitta con la Macedonia del Nord che ci aveva sbattuto fuori dal Mondiale 2022. Due disastri sportivi che non rappresentano sfortunati episodi agonistici, ma sono indicatori di un sistema che non funziona anche perché si è, forse irrimediabilmente, attorcigliato intorno alla conservazione del potere e agli interessi individuali. Infatti non è un sistema. E questo è il nostro fondamentale problema: il calcio italiano, industria importante per il Paese, non solo diletto, è dilaniato dai tornaconti personali di chi lo compone e schizza in mille direzioni diverse. Pensare che in queste condizioni si possano attuare riforme o lanciare dei piani con uno sguardo al futuro è illusorio, perché non esiste la possibilità di condividere un progetto comune. E questo ci condanna al progressivo peggioramento. C’è stato un punto di svolta del calcio italiano ed è stato nel 2006.